La storia della foto più famosa dell’11 settembre
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La storia della foto più famosa dell’11 settembre

L'immagine dell'uomo che cade è rimasta nella memoria collettiva, anche se è scomparsa dalla circolazione.

La discesa verso l'eternità de L'Uomo che cade è durata pressoché 10 secondi.

Il foto-giornalista dell'Associated Press, Richard Drew, quella mattina avrebbe dovuto fotografare una sfilata di moda, ma in men che non si dica è stato inviato dal suo editor sul luogo delle torri gemelle, ed è riuscito a scattare una sequenza di 12 fotogrammi della persona in caduta libera.

Come centinaia di altre persone costrette a lanciarsi dai piani alti dell'edificio a causa del fumo, del caldo insopportabile e dell'assenza di vie di fuga, l'uomo nel flip-book di Drew si contorce nell'aria in modo disordinato e incontrollato, mentre il vento e la velocità della caduta gli strappano via la camicia bianca qualche momento prima che sopraggiunga morte certa.

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Ma dei 12 fotogrammi della caotica e mortale sequenza di Drew, uno spicca in modo particolare. Un'immagine tranquilla, intima, perfetta nella sua compostezza: è a testa in giù, perfettamente verticale, posto nel terzo superiore del fotogramma e a metà tra la torre nord e quella sud. Sembra rilassato, calmo, quasi sereno. In un articolo comparso sull'Esquire nel 2003, Tom Junod ha scritto che se l'uomo non stesse cadendo, "sembrerebbe che stia volando."

L'immagine del foto-giornalista è comparsa a pagina sette di The New York Times del 12 Settembre, e in moltissimi altri giornali del paese e del mondo. Sublime e disorientante, raffigurava una decisione difficile da comprendere e grave al punto di destabilizzare lo spettatore ad ogni sguardo. L'uomo che cade non è stato identificato, ma pur non avendo un nome, ha incarnato e personificato l'orrore di quel giorno.

I lettori si sono infuriati. Possibile che la stampa non abbia ritegno? Insensibile, grottesca e voyeuristica. Dal Times al Memphis Commercial Appeal, i quotidiani hanno ritirato l'immagine e sono stati costretti a mettersi sulla difensiva cancellandola dall'archivio online. Don Delillo non ha usato l'immagine per il suo libro uscito nel 2006 L'uomo che cade, mentre l'avrebbe inserita il Times nella recensione dello stesso libro l'anno seguente. Per il resto, l'immagine non è comparsa sui giornali dal 2001, e Drew l'ha soprannominata "la fotografia più famosa che nessuno ha mai visto."

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Tuttavia l'auto-censura non ha cancellato L'uomo che cade dalla memoria collettiva. Peter Cheney, reporter per The Globe and Mail, è stato presto incaricato di scoprire l'identità del soggetto, seguito poi da Junod, il quale ha concluso che l'uomo immortalato da Drew è proabilmente Jonathan Briley, tecnico del suono di Windows on the World, il ristorante che occupava gli ultimi piani.

In ultima istanza l'identità dell'uomo rimane però sconosciuta, e forse è meglio così. Nel suo articolo sull'Esquire (seguito da un documentario e da un epitaffio) Junod ha dichiarato che "la fotografia è il suo cenotafio" e "come i monumenti dedicati ai militi ignoti," esige che la osserviamo e che riconosciamo di aver saputo chi è l'uomo che cade.

L'11 settembre è stato il giorno più fotografato della storia, nonostante sia avvenuto prima della grande diffusione di telefoni cellulari con fotocamera integrata. Anni prima della rivoluzione social, che ha reso possibile la condivisione di informazioni personali e denaro a un livello senza precedenti. Il giorno in cui la storia è cambiata per sempre, molti digitavano ancora AOL mediante modem con connessione telefonica.

Dato che gli attacchi hanno avuto luogo durante quest'epoca grigia dell'America digitale, ha perfettamente senso che L'uomo che cade rimanga ancora un mistero, anche dopo indagini scrupolose e teorie molto credibili. Ma adesso, dieci anni più tardi, in un mondo dove molti di noi—ci piaccia o no—vivono nel grande panopticon di Internet, non posso fare a meno di fantasticare sulla possibilità che avremmo di sapere il suo nome. Se l'11 settembre fosse accaduto oggi, L'uomo che cade sarebbe ancora un mistero?

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Se questa tragedia fosse accaduta oggi, L'uomo che cade sarebbe ancora un mistero?

Secondo Pew Internet & American Life Project, metà degli adulti americani sono sui social network; il sondaggio telefonico di Pew ha dimostrato che, su un campione di 2277 persone, il 65% utilizza i social network, mentre la metà degli intervistati ha dichiarato lo stesso indipendentemente dal loro utilizzo di internet. Come se non bastasse, più di un quarto degli adulti statunitensi fa uso di servizi di localizzazione come Foursquare o Gowalla.

Nel suo articolo Junod non riporta nessuna chiamata alla famiglia o messaggio agli amici da parte di Briley, durante i suoi ultimi minuti. Sto male solo al pensiero, ma è ragionevole che se gli attacchi dovessero aver luogo oggi, L'uomo che cade avrebbe probabilmente un suo profilo Facebook o Twitter, e aggiornerebbe il suo status nel mezzo della confusione e del panico generali. Ovviamente non sarebbe nemmeno il solo a lanciare l'allarme in questo modo: ciò che fa riflettere, peraltro, è che saremmo stupidi se pensassimo di poter aiutare le persone intrappolate sopra e intorno ai solchi lasciati dagli aeroplani, con un tremendo effluvio digitale in tempo reale.

Resta il fatto che sarebbero questioni di vita o di morte. Dopo l'accaduto si sovrapporrebbero le marche temporali delle sequenze fotografiche relative alla sua caotica e mortale caduta, o a quella di altre persone. Guardiamo ai recenti scontri di Londra e Vancouver, due esempi che mostrano la forza incredibile delle comunità online. In entrambi i casi, programmatori buoni samaritani, hacker e forze dell'ordine, hanno creato strumenti digitali e forum per associare dei nomi ai volti ripresi dalle telecamere. Tutto questo nel nome della giustizia, oppure per metterli alla gogna. I social media hanno certamente reso più facile la diffusione di foto al di fuori della stampa, ma la popolazione di Internet si farebbe scrupoli a identificare L'uomo che cade?

Questa possibilità va oltre il mio giudizio. Forse identificarlo renderebbe ancora più vivido e personale l'orrore. O forse sarebbe insensibile, grottesco e voyeuristico, una perdita di dignità. Quale che sia la risposta, resta il fatto che L'uomo che cade di Richard Drew—l'ignota sagoma raffigurante chiunque sia stato costretto a lanciarsi quel giorno—molto probabilmente è stato l'ultimo della sua specie.

Originariamente questo pezzo è apparso l'11 Settembre 2011.