FYI.

This story is over 5 years old.

Tecnologia

Perché il sessanta percento dei primati è a rischio di estinzione

Uno studio redatto da 31 esperti spiega nel dettaglio tutti i modi in cui stiamo mettendo in pericolo i nostri parenti più stretti.
Il rinopiteco dorato è a rischio di estinzione. Immagine: pelican/Flickr

I primati sono i parenti più stretti degli esseri umani e, secondo un nuovo studio, stiamo causando la loro estinzione sistematica dalla faccia della Terra.

Questo studio molto esteso, redatto da 31 esperti in primati e conservazione delle specie, ha messo alla luce come il 60 percento di tutte le specie di primati non umani siano a rischio di estinzione a causa di attività umane dannose. L'impatto più significativo è la distruzione dell'habitat causato dall'abbattimento di foreste per espandere i territori di coltura, per il disboscamento e la caccia. I ricercatori hanno sottolineato come, in assenza di soluzioni maggiormente sostenibili, rischiamo di perdere più della metà dei nostri parenti più stretti nel giro di decenni.

Pubblicità

"È desolante e, se volete il mio parere, è difficile immaginare che non assisteremo all'estinzione di molti taxa nei prossimi 10 o 20 anni," ha dichiarato Eduardo Fernandez-Duque, antropologo presso l'Università di Yale nonché co-autore dello studio, pubblicato su Science Advances. "Succederà."

I primati non umani giocano un ruolo importante negli ecosistemi locali e negli studi scientifici sull'evoluzione umana, sulla biologia e la salute. Gli sforzi per la conservazione dei primati sono una realtà ben documentata, ma questo studio misura e valuta per la prima volta l'impatto globale del fenomeno. Il paper fornisce una visione d'insieme ai numerosi problemi che affliggono la conservazione dei primati, ma ammette anche che non esiste un'unica soluzione semplice.

Esistono più di 500 specie di primati in 90 paesi, questo significa che ogni regione ha problemi differenti. Le piantagioni di gomma hanno causato il declino del gibbone dalle guance bianche in Cina sud-occidentale, mentre lo sfruttamento dell'olio di palma costituisce una minaccia maggiore per gli oranghi di Sumatra e del Borneo. Fernandez-Duque mi ha illustrato la concorrenza fattori molteplici: una popolazione mondiale in crescita che richiede maggiori quantità di cibo per sfamarsi che conduce alla deforestazione per espandere i terreni agricoli. Tutto, dai prodotti farmaceutici alla scelta dei mobili che acquistiamo può esercitare un impatto su questi sforzi di conservazione.

"Tutto sommato, ho avuto vita facile in Argentina [dove lavoro], perché non ci sono persone che muoiono di fame ai confini dei parchi nazionali," ha ammesso Fernandez-Duque. "Fino a quando non soddisferemo i bisogni delle persone, non saremo in grado di soddisfare le esigenze dei primati."

Ma non si tratta di una lotta senza speranza. Lo studio delinea una serie di strategie per aiutare a proteggere i nostri cugini primati prima che scompaiano, dall'estensione delle aree protette, alla ricerca di pratiche agricole più sostenibili che non richiedano di radere al suolo un'intera foresta. Fernandez-Duque mi ha detto che comunque non si tratta solamente di un problema dei governi. Le persone singole possono avere un loro peso prestando attenzione ai loro acquisti, sia che si tratti di evitare i prodotti contenenti olio di palma, o di fare un po' più di ricerca per capire se certi mobili sono realizzati con legno tropicale.

"Spendete i vostri soldi dove possono aiutare," ha concluso Fernandez-Duque. "E cercate il contatto con la natura. Credo molto nel fare entrare a contatto con questi elementi le persone. "