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Tecnologia

Qual è il motore virale delle teorie del complotto?

Uno studio dice che le notizie false e quelle che urlano al complotto hanno più probabilità di essere condivise sui social network. Non è la scoperta del secolo, ma ora sapete perché succede sempre così.
Immagine: Wikimedia/Airpingstone

Nell'ultima settimana, il caso sconcertante dell'aereo della Malaysia Airline scomparso è stato terreno fertile per teorie stravaganti e complotti: giusto per nominarne un paio, c'è chi pensa che l'aereo stia testando una tecnologia di occultamento, che sia stato dirottato dalla Cina, che sia stato abbattuto dalla Corea del Nord, oppure dagli USA, che sia stato rubato, che abbia viaggiato indietro nel tempo fino agli anni Settanta, che sia stato preso dagli alieni e si trovi attualmente su Marte, o che si nasconda in Pakistan, "come Bin Laden."

Purtroppo, questo è solo l'ultimo degli incidenti che raccolgono questo tipo di speculazioni selvagge. Nell'era del web e dei social media, le dichiarazioni infondate, le false notizie e le cospirazioni, sia ragionevoli che ridicole, tendono a diffondersi a macchia d'olio. E il risultato, dopo che l'eco è stata amplificata dalla camera di risonanza della rete, è che a un certo punto verità e assurdità diventano indistinguibili. Infatti, l'anno scorso un rapporto del World Economic Forum ha indicato la "massiccia disinformazione digitale" come uno dei principali rischi per la società moderna.

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E così, un gruppo di ricercatori della Northeastern University, guidati da Walter Quattrociocchi, ha deciso di studiare come sia possibile che le informazioni errate saltino la recinzione della credibilità per diventare storie spacciate per vere. La loro teoria, pubblicata sul server di preprint arXiv e portata alla luce dalla MIT Technology Review, dice che il fenomeno ha qualcosa a che fare con il tipo di persone che leggono notizie "alternative," le quali sono generalmente diffidenti nei confronti dei media tradizionali.

Il gruppo ha studiato circa 2 milioni di utenti di Facebook per vedere come hanno interagito con vari articoli sulle elezioni politiche 2013 in Italia—storie da siti di notizie tradizionali, pubblicazioni alternative e siti politici di nicchia. Subito dopo hanno individuato 2788 post non veritieri, o satirici in stile "troll," per confrontarli con il resto dell'informazione.

I ricercatori hanno scoperto che le persone ingaggiate dai post bufala li hanno ripostati, a loro volta, ancora di più e ancora più a lungo rispetto ai pezzi più accurati, finendo per innescare l'esplosione di varie storie virali. Come afferma lo studio, il fenomeno ha evidenziato “l'effetto di Facebook nel diffondere false credenze quando coesistono voci veritiere e mendaci.”

Logicamente, le persone che erano più inclini alla lettura di siti alternativi (definiti "pagine che diffondono informazioni controverse, il più delle volte prive di elementi di prova e talvolta contraddittorie nei confronti della notizia ufficiale"), sono stati anche più propense a credere alle teorie del complotto. Il punto è che i lettori più radicali sono A) meno abili a effettuare l'analisi accurata di informazioni e B) già scettici nei confronti del giornalismo tradizionale, e sono, perciò, alla ricerca di un approccio differente.

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I lettori di notizie alternative erano notevolmente più propensi a interagire con i post dei troll. Immagine: Northeastern University

"Sorprendentemente, i consumatori di notizie alternative, che sono gli utenti che tentano di evitare la 'manipolazione di massa' portata avanti dai tradizionali mezzi di informazione, sono i più sensibili all'iniezione di false dichiarazioni," hanno scritto i ricercatori. Non ho idea del perché pensino che sia un fatto sorprendente.

Come è naturale che sia, ci sono altri fattori che entrano in gioco nella diffusione di una falsa notizia attraverso il web. Se la bufala germina all'interno della nicchia di una rete sociale fatta di persone che la pensano tutte allo stesso modo, come un forum o un subreddit, è più probabile che la gente all'interno di quella comunità la creda vera. Di conseguenza, le persone che commentano il post finiscono con il dare sempre più peso all'informazione fasulla.

È anche naturale che le persone siano più propense a condividere una storia scioccante, irritante e fuori di cervello, un po' come succede con le cospirazioni, vere o false che siano. Qualcuno deve solo piantare il seme, e dopo arriva il turno di chi è già portato a infognarsi nella discussione e diffondere la notizia, fino a quando un sito "credibile" non la ripesca dal calderone o qualche personaggio di spicco non la commenta. E così, come una palla di neve che si ingrossa rotolando a valle, sempre più persone cominciano a credere che la bufala sia vera, o che almeno si avvicini alla realtà.

Comunque, anche questa è solo una teoria.