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C’è un posto a Roma diventato di diritto uno dei miei preferiti: Garum, una spettacolare biblioteca-museo sulla cucina che sorge in un ex convento davanti a Circo Massimo. C’ero stato non molto tempo fa, per l’apertura, scoprendo che custodivano la prima ricetta del supplì. Oggi sono tornato perché hanno aggiunto un libro importantissimo alla loro nutrita collezione: la prima guida gastronomica italiana mai scritta.Nel 1500 si mangiavano piatti conditi per noi in maniera molto strana. Tipo la pasta con lo zucchero.
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Ma quello che più interessa a noi sono i piatti locali e cortigiani sparsi per l’Italia, che ci danno uno spaccato di che roba si mangiasse nel ‘500, da quei piatti che a noi appaiono decisamente strani, a quelli che ancora oggi si trovano in alcune cucine regionali popolari.
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“Un esempio del genere,” mi racconta Matteo Ghirighini, “è importante perché ci sottolinea la continuità di un piatto. Ci fa capire che i piatti popolari hanno una vita lunga, mentre quelli di corte sono soggetti alle mode dei tempi.” Ma c’è anche il pane di Napoli: mangerai in Napoli quel pane di puccia bianco nel più eccellente grado […]. Che se ho capito bene sarebbe il tradizionale Pane Cafone.
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“È una figata perché ci racconta di massaie e cuoche popolari e di come inventavano le ricette: i libri precedenti non ci raccontavano uno spaccato popolare della cucina, Lando lo fa e ci è utilissimo.”
Sono due i luoghi che ci aspetteremmo di trovare, e invece no: il Piemonte—che non era considerato proprio Italia ai tempi—e Roma. Perché da seguace di Lutero e degli umanisti l’autore detestava la Chiesa, il Papa e i suoi personaggi. Lando parla di Roma in modo abbastanza dispregiativo; racconta di come la gente si comportasse come meretrici e dice di aver visto huomini col capo di zucca—con gli zuccotti, i cappellini dei vescovi e del Papa, ndr.— in sostanza andarci pure, con le meretrici.
Se volete invece la fine della storia, beh: Lando è morto povero ma l’Inquisizione non è mai riuscita ad acchiapparlo. Un grande.Segui Andrea su InstagramSegui MUNCHIES su Facebook e Instagram.