Il nostro universo simulato è solo una parte di una matrioska di apocalissi
Immagine: US Army MWR

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Il nostro universo simulato è solo una parte di una matrioska di apocalissi

Forse una civiltà post-umana che ama le simulazioni si è autodistrutta, o forse un assistente di laboratorio ha versato del caffè su un computer. Insomma, le simulazioni possono collassare.

Lo scorso giugno, Elon Musk ha dichiarato che viviamo quasi sicuramente in un universo simulato. Riportando un frammento del suo discorso, "La probabilità di essere in una semplice realtà oggettiva è di uno su un miliardo. Secondo me è uno su un miliardo." Ha poi aggiunto, "Dovremmo sperare che sia vero perché se il progresso della civiltà si arrestasse, la causa andrebbe ricercata in qualche evento calamitoso, il cui effetto sarebbe la cancellazione della società intera, per cui forse sarebbe meglio credere che si tratti di una simulazione". E conclude con l'affermazione "O creeremo delle simulazioni indistinguibili dalla realtà o la civiltà cesserà di esistere. Queste sono le uniche due possibilità".

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La prima cosa da evidenziare è che queste non sole le uniche due opzioni da considerare—Musk ignora un'altra possibilità che discuteremo più in là. Secondariamente, Musk sbaglia a dire che dovremmo sperare di vivere in una realtà simulata da un computer. Se fossimo esseri virtuali, o sims, che vivono all'interno di una realtà simulata ad alta risoluzione, allora (come ho suggerito in precedenza) avremmo ben ragione di aspettarci una probabilità estremamente alta per un tragico destino. Potremmo chiamare questa possibilità "Simulation Doomsday Hypothesis".

Consideriamo l'originale "argomento della simulazione" proposto da Nick Bostrom, filosofo della Oxford University. Questa tesi enuncia che ci sono tre—e soltanto tre—possibili scenari futuri in cui la nostra specie potrebbe trovarsi. Primo, potremmo estinguerci prima di raggiungere una condizione post-umana, ovvero uno stadio in cui diventeremmo cyborg avanzati, con caratteristiche tanto differenti rispetto al contemporaneo Homo sapiens che potremmo descriverci come una nuova specie: il Posthomo cyborgus.

Inoltre, la probabilità di una catastrofe è molto più alta rispetto a quella che la maggior parte delle persone immagina. Il co-fondatore del Centre for the Study of Existential Risk della Cambridge University, Sir Martin Rees, suggerisce che la civiltà ha il 50% di possibilità di sopravvivere al ventunesimo secolo. Questo significa che per l'Americano medio è almeno 50 volte più probabile assistere al collasso della civiltà che di morire in un incidente stradale.

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È più probabile che tu sia un individuo virtuale (sim) o uno dei pochi individui "reali" nel livello più alto dell'Ultima Realtà?

La seconda possibilità che Musk trascura è ciò che credo sia di gran lunga l'esito più desiderabile: avanzare verso una condizione "post-umana", ma decidere di non far girare simulazioni in cui vivano individui simili a noi. Forse potremmo decidere che la creazione di una realtà simulata non sia etica, considerando la tristezza e la sofferenza che pervade il nostro mondo.

Per la verità, se fossimo in una simulazione, potremmo immediatamente dedurre qualcosa sui nostri simulatori, ossia che non sono necessariamente benevoli—o perfettamente morali—, affatto. Questi ragionamenti echeggiano l'"argomento del male", secondo cui gli avvenimenti morali del nostro mondo sono incompatibili con l'esistenza di un Dio benevolo, quindi Dio non esiste. Così, potrebbe accadere che ci evolveremo verso una condizione post-umana, e potrebbe persino succedere che saremo in grado di gestire l'esecuzione di un alto numero di simulazioni nel futuro, ma evitiamo di avviare simulazioni in cui creature simili a noi vivono in un mondo come il nostro.

La terza e ultima possibilità è che noi esistiamo, quasi sicuramente, all'interno di una simulazione in esecuzione su un supercomputer, situato in qualche altro universo. Puoi pensare a questa affermazione in termini così formulati: se le prime due opzioni sono false, allora ne consegue necessariamente che diventeremo una civiltà post-umana, in grado di gestire un mucchio di "simulazioni antenate", come Bostrom le definisce. (Se non ci estingueremo prima o sceglieremo di non creare simulazioni, allora sopravvivremo e gestiremo simulazioni. Questo è il ragionamento logico). Con l'espressione "un mucchio", intendo milioni, miliardi o forse un googolplex di universi simulati, ognuno dei quali popolato da individui virtuali completamente inconsapevoli della loro esistenza come uni e zeri in un programma per computer.

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Tali individui sarebbero ignari della loro condizione perché le simulazioni future potrebbero essere condotte con dettagli sufficienti tali da ingannare persino il più attento osservatore. Gli esseri virtuali, che vivono all'interno di una realtà siffatta, potrebbero avere esperienze consapevoli, esattamente come noi. Questo accadrebbe se la nostra migliore teoria sulla natura degli stati mentali, chiamata funzionalismo, si rivelasse corretta. Secondo il concetto del funzionalismo, tutto ciò che è richiesto dalla coscienza per presentarsi in un sistema è che il sistema esibisca un certo tipo di "organizzazione funzionale". Di conseguenza, che il sistema sia composto da materia grigia attaccaticcia o da hardware a base di silicio, è di inconsistente rilevanza (scusate il gioco di parole).

Le menti sono definite non da ciò che sono, ma da ciò che fanno. Se creiamo dell'hardware di silicio, in grado di compiere le stesse cose del nostro cervello, allora la coscienza emergerà ugualmente.

Detto questo, consideriamo le implicazioni di una terza possibilità. In una dimensione futura, se simuleremo miliardi su miliardi (su miliardi) di individui virtuali, e se non avremo modo di distinguere le nostre esperienze da quelle compiute da loro, allora come possiamo essere sicuri che noi stessi non saremo esseri simulati? In altre parole, immagina di potere avere una visione "laterale" di tutti gli universi esistenti, simulati o meno. Potresti raggiungere un universo a caso e scegliere un individuo altrettanto a caso. Quanto è alta la probabilità che tu scelga un individuo simulato? Dunque, più simulazioni sono in esecuzione, tanto è più probabile che la risposta potrebbe essere "Lei o lui è un individuo simulato".

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Immagina di poter compiere questo gesto innumerevoli volte, pescando a caso individui dalle loro sacche di realtà, e per ragioni statistiche vincerai quasi sempre la scommessa che la persona scelta sia un individuo simulato. Ma è proprio adesso che accade qualcosa di assurdo: raggiungi ed estrai una persona che capita essere proprio te. Quale dovrebbe essere la tua risposta alle domande poste in precedenza? È più probabile che tu sia un individuo virtuale (sim) o uno dei pochi individui "reali" nel livello più alto dell'Ultima Realtà?

Dunque, poiché sei un tipico osservatore nel tuo universo, dovresti rispondere in modo non diverso da prima: "Sono quasi sicuramente un individuo simulato". Se scommettessi con un amico, sarebbe molto più probabile che tu vinca qualche dollaro con questa risposta piuttosto che con l'affermazione, molto meno plausibile, che tu sia un essere non-simulato. Di base, si tratta del ragionamento che porta Musk a dire "La probabilità di essere in una semplice realtà oggettiva è di uno su un miliardo".

Ma la storia non finisce qui. Consideriamo il fatto che l'esistenza di un essere simulato richiede l'esistenza di un simulatore. Si tratta di un elemento genealogico incontestabile. Ne segue che se tu, io e Neil deGrasse Tyson (il mio astrofisico preferito) siamo tutti esseri simulati in una realtà simulata, devono per forza esistere uno o più simulatori ad un livello sopra al nostro. Certo, è strano pensare di poter essere i partecipanti involontari di una sorta di realtà voyeuristica, con i nostri simulatori che ci osservano dall'alto al basso come gli dei di antichi miti e religioni, venendo a conoscenza dei nostri aspetti anche più privati.

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Ma forse anche loro dovrebbero essere preoccupati per questa stessa violazione della privacy. Perché? Beh, immaginate che dopo la selezione casuale di sé stessi da un universo casuale, in una nuova selezione si sceglie un individuo che risulta essere—rullo di tamburi—uno dei nostri simulatori. Anche in questo caso, si applica la stessa logica: è molto più probabile che il nostro simulatore sia un essere simulato che non il contrario. Dal momento che gli esseri simulati richiedono simulatori, questo implica l'esistenza di un altro livello di realtà simulata al di sopra del nostro simulatore, al punto che la messa in discussione può ricominciare da capo: questi simulatori che si trovano due livelli sopra al nostro vivono in una realtà simulata o sono uno dei pochi essere non simulati? Per motivi statistici, sono di gran lunga maggiori le probabilità che si tratti di esseri simulati, il che implica l'esistenza di un ulteriore livello di realtà simulata sopra di loro. E così via.

Il risultato di questa linea di ragionamento, il cuore delle argomentazioni di Bostrom, è una pila considerevolmente alta di realtà simulate annidate, ciascuna incorporata in un'altra come le bambole di una matrioska. La si può chiamare una gerarchia di simulazioni.

Se viviamo in un universo simulato, allora esso potrebbe essere spento in qualsiasi momento, senza preavviso.

In altre parole, se le due opzioni di Bostrom descritte sopra (cioè, l'estinzione e l'assenza di simulazioni) sono false, allora la civiltà umana sfocerà in una civiltà post-umana che esegue numerose simulazioni con creature come noi. E se eseguiamo un sacco di simulazioni di questo tipo, allora ne seguono due cose: (a) vivremo quasi sicuramente in una realtà simulata, e (b) esisterà quasi certamente una profonda gerarchia di simulazione.

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(Come sottolinea Bostrom, se eseguiamo numerose simulazioni in futuro, allora "dovremmo sospettare che i post-umani che eseguono la nostra simulazione sono essi stessi esseri simulati, e i loro creatori potrebbero a loro volta essere degli esseri simulati.")

Fine della storia? Non proprio. Ci sono altre domande da fare e a cui rispondere. Ad esempio, ci si può chiedere in che punto esatto viviamo all'interno della gerarchia di simulazione, se davvero siamo esseri simulati. Può sembrare una domanda impossibile, ma non lo è. Si consideri il fatto che una realtà simulata può produrre molti sotto-livelli di simulazione, ma non può essere stata prodotta da più di una simulazione di livello superiore. In altre parole, c'è una "asimmetria genealogica", per così dire, tra i livelli di simulazione in una gerarchia: ogni simulazione può generare un numero indefinito di simulazioni aggiuntive sottostanti, e questa proliferazione di nuove simulazioni può procedere in una sola direzione.

Ne risulta una forma di "albero rovesciato" per la gerarchia di simulazione, con la Realtà Ultima collocata in cima. Questo suggerisce come sia per noi statisticamente improbabile trovarci vicino al livello della Realtà Ultima, dal momento che le simulazioni accumulate sul fondo sono decisamente di più. Come mette in evidenza il fisico teorico Sean Carroll in un recente articolo sull'ipotesi di simulazione, "Probabilmente viviamo nel livello più basso di simulazione … [perché] è lì che la stragrande maggioranza degli osservatori si trovano."

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È qui che le cose si fanno davvero interessanti. E spaventose. Riflettete sulle implicazioni esistenziali del vivere in una realtà simulata: se viviamo in un universo simulato, esso potrebbe venire spento in qualsiasi momento, senza preavviso. Questo introduce uno scenario di rischio esistenziale completamente nuovo alla lista delle cose di cui dobbiamo preoccuparci, tra impatti di asteroidi e comete, eruzioni di super vulcani, guerra nucleare e pandemie globali.

Ancor di più, se i nostri simulatori vivono in un universo simulato, ne deriva che anche quest'ultimo potrebbe venire spento, causando di conseguenza l'interruzione del nostro universo posto due livelli al di sotto. Questo introduce un altro scenario di rischio esistenziale alla lista: veniamo spenti perché i nostri simulatori vengono spenti. Continuando con questa linea di ragionamento, se i simulatori dei nostri simulatori vivono in un universo simulato, allora anche essi potrebbero venire spenti - e così via.

L'idea chiave qui è che l'annichilimento viene ereditato verso il basso nelle gerarchie di simulazione, e più realtà simulate ci sono sopra di noi, più saranno i modi per la nostra realtà simulata di svanire improvvisamente nell'oblio digitale. Si consideri una gerarchia di simulazione che consiste di dieci livelli. Diciamo che ad ogni livello, ci sono dieci scenari che potrebbero portare ad un arresto di tutte le realtà simulate di livello inferiore. Per esempio, una civilizzazione post-umana che si autodistrugge in un disastro nucleare, o un assistente di laboratorio che rovescia accidentalmente del caffè sull'hardware del computer, causandone il malfunzionamento. Le possibilità sono interminabili, e potrebbero anche essere molto insolite, dal momento che altri universi simulati potrebbero avere costanti fisiche e leggi della natura differenti.

Matematicamente, ciò produrrebbe 90 modi diversi in cui una simulazione al Livello 10 potrebbe essere portata al suo termine. Se la gerarchia di simulazione dovesse includere 1.000 livelli, allora ci sarebbe una sconcertante serie di 9.990 attraverso la quale le simulazioni di livello inferiori potrebbero venire arrestate. E se la gerarchia di simulazione è particolarmente alta, come abbiamo stabilito in precedenza, allora la probabilità di questo destino tragico potrebbe essere praticamente certo per i livelli più in basso. Ciò che basterebbe sarebbe un singolo arresto di una realtà simulata al di sopra della nostra e puf!, non resterebbe più alcuna traccia della nostra civilizzazione.

Questo è il motivo per cui dobbiamo sperare di non stare vivendo in una realtà simulata. La terza opzione delineata da Bostrom—divenire una civiltà post-umana che esegue numerose simulazioni—essenzialmente implica la sua prima opzione: l'estinzione. Musk sbaglia dunque nella sua dichiarazione sul fatto che vivere in una realtà simulata sarebbe una buona cosa. Lo stesso ragionamento che porta Musk (seguendo Bostrom) a concludere che ci troviamo in una realtà simulata ci porta anche direttamente nelle fauci dell'ipotesi del "Giudizio universale della Simulazione". Se siamo fortunati, i nostri discendenti cyborg post-umani decideranno che le loro risorse potranno essere spese meglio rispetto al simulare digitalmente i loro antenati.