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Mi trasferii ugualmente a Roma, e mi iscrissi ai corsi singoli che offrivano gli atenei, che ti permettevano di sostenere due esami del primo anno a scelta del corso di Medicina—come Fisica Medica, Chimica e Propedeutica Biochimica—e che mi avrebbero dato le basi scientifiche completamente assenti nella mia preparazione. Mia madre, inoltre, mi pagò l'iscrizione a un costosissimo corso privato di 120 ore, mirato proprio alla preparazione per il superamento del test stesso, assente nella cittadina abruzzese in cui sono vissuta fino ai 18 anni. Oltre a ricevere, una volta iscritta, una serie di volumi contenenti simulazioni, materiali interattivi, vergognosi compendi scientifici in carta riciclata e persino gadget come t-shirt e matite, il corso, che si svolgeva in un centro congressi nel centro di Roma, consisteva di uno/due incontri di un paio d'ore alla settimana per un paio di mesi, in cui una serie di esperti per ognuna delle materie contenute nel test teneva lezioni su vari argomenti, concludendo ogni lezione con un'esercitazione composta da domande estratte dai quiz degli anni precedenti.Nella classe che mi trovai a frequentare, composta per la maggioranza da figli di medici e odontoiatri, si respirava lo stesso clima di tensione che aleggiava tra i candidati al test d'ingresso l'anno precedente. Conobbi gente ritrovatasi a frequentare quel corso per il terzo anno successivo, nonostante i continui insuccessi. I docenti erano molto gentili e disponibili, nonostante nella maggior parte dei casi non fossero focalizzati sulla spiegazione e sulla successiva comprensione globale dell'argomento in sé, ma solo sulla risoluzione arida delle domande poste dal test. Nonostante tutto, trovai molto utili le lezioni mirate al superamento delle domande di Logica, le quali alla fine non erano altro che operazioni di matematica elementare applicate a giochi di parole.
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